La scienza non si impara solo sui libri, ma anche nei laboratori e nelle aule universitarie.
Questa, fra le tante altre, è una delle ragioni dell’incomprensione che spesso colpisce la relazione fra scienziati e filosofi. Questi ultimi, anche quelli scientificamente più agguerriti, spesso non hanno un training scientifico standard, ma solo libresco.
Questo passaggio in aula e in laboratorio è molto importante anche per altri motivi.
Qualsiasi pratica scientifica di successo è basata su una miriade di micro dogmi, oltre che sulle grandi strutture teoriche. All’interno di un buon programma di ricerca, si ottengono ottimi risultati la maggior parte delle volte senza incrinare questi micro dogmi. A volte però essi vanno messi in discussione.
Questi micro dogmi vengono trasferiti inconsapevolmente nel rapporto orale fra insegnanti e allievi. Sulla base anche di un ben noto meccanismo psicologico umano di obbedienza all’autorità. Se lo dice X e X è un bravo studioso, sarà vero!
Questi micro dogmi sono filosoficamente interessanti per almeno due ragioni. Non solo perché in fondo sono degli assunti del programma di ricerca, che, per ragioni epistemologiche, vanno comunque esplicitati; ma anche perché sono spesso parte integrante della comprensione di un concetto. Essi non si trovano nei libri. Comprendere, infatti, sembra avere un’importante componente di trasmissione orale.
All’interno del nostro corso di laurea magistrale a Urbino abbiamo proprio un curriculum, filosofia e storia delle scienze, dedicato alla formazione di giovani ricercatori che sappiano dialogare con gli scienziati e dare dei contributi sostanziali alla ricerca.
Vincenzo Fano è docente ordinario di Logica e Filosofia della Scienza presso il corso di laurea magistrale in Filosofia dell’Informazione. Teorie e Gestione della Conoscenza dell’Università degli studi di Urbino Carlo Bo.