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La fisica, l’espansione dell’universo e la memoria

Ieri è stata una giornata straordinaria. Ho conosciuto una persona molto importante con la quale ho passato momenti estremamente significativi. Passeggiare, chiacchierare, l’aria tersa di fine estate e la sensazione di diventare migliori.

Quando ci capita qualcosa di questo tipo useremmo l’aggettivo “indimenticabile”, che letteralmente significa una giornata “che non può essere dimenticata”. Io adesso la ricordo bene, anche l’altra persona l’ha ben presente. La sto raccontando a voi. Anche l’altra persona la racconterà a qualcuno. Verrà però un momento in cui nessuno saprà più nulla di questa straordinaria giornata, quando cioè non ci sarà più nessuno a ricordarla. E questo istante, diciamo fra cinquanta anni, è irrilevante rispetto all’età stimata dell’universo che ci circonda.

C’è da dire però che il termine “indimenticabile” può essere inteso anche in un senso più debole, cioè che resti non tanto la realtà, ma la possibilità che qualcuno la ricordi. La storia, accedendo alle tracce del passato, lavora proprio a questo progetto di ricordare. Ma un evento biografico di due persone qualsiasi, anche se fondamentale per loro, non lascia tracce. Possiamo allora chiederci se una scienza e una tecnologia molto più sviluppate della nostre potrebbero ricordare ciò che tutti hanno dimenticato. Certo, non c’è più nessuno a ricordare, ma quello che è stato ieri è successo e ha lasciato delle tracce, anche se non eclatanti.

Per provare a rispondere a questa domanda possiamo fare l’ipotesi che ciò che è rimasto in circolazione, anche se non facilmente accessibile per noi, è dell’informazione. Se volessimo recuperare questa informazione allora dovremmo avere la certezza che l’informazione si conservi. E in effetti, la fisica fondamentale sembra proprio dirci questo, che l’informazione si conserva. Certo, non è facilmente accessibile, ma la meccanica quantistica e la relatività generale spingono in quella direzione.

Se tutto questo è vero, allora il problema è soprattutto pratico. Resta però un dubbio. Tutti sappiamo che l’universo si espande. Non solo, si espande a velocità sempre più grande. Questo significa che a un certo punto l’universo sarà talmente espanso che sarà come se fosse vuoto. Cioè l’informazione anche se teoricamente conservata, di fatto sarebbe persa. Certo non succederà domani. Ma dobbiamo considerare quale è il destino del mondo in cui ci troviamo e soprattutto delle nostre esperienze più importanti.

C’è però una scappatoia. Quando andiamo a misurare la velocità di espansione dell’universo, qualcosa non torna. Questo fenomeno viene chiamato “la tensione di Hubble”. Recentemente si è fatta l’ipotesi che questo possa essere interpretato in modo diverso, cioè che l’universo non si espanderà per sempre.

Per chi ci tiene ai propri ricordi questa è una buona notizia. In effetti fra miliardi di miliardi di anni, un’intelligenza sopraffina potrebbe accedere all’informazione che riguarda la mia giornata speciale e raccontarla ai suoi amici. Se così stanno le cose, sarà veramente stata una giornata INDIMENTICABILE.

Qui abbiamo già parlato di espansione dell’universo.

Vincenzo Fano è docente ordinario di Logica e Filosofia della Scienza presso il corso di laurea magistrale in Filosofia dell’Informazione. Teorie e Gestione della Conoscenza dell’Università degli studi di Urbino Carlo Bo.

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