L’algoritmo Wiki, che è stato inventato per creare Wikipedia funziona così: chi più contribuisce più ha autorità. Su Wikipedia in Italia questo algoritmo ha fatto sì che la maggior parte degli studiosi si sia allontanata da Wikipedia. E tutto è rimasto in mano a persone che dedicano molto tempo a modificare, che sono spesso poco competenti e a volte ottusamente censorie. Tanto che si sono creati addirittura siti per salvare le voci cancellate: https://it.everybodywiki.com/Everybodywiki:Welcome.
Non stiamo parlando delle voci politicamente calde, che ovviamente sono piene di discussioni, anche animate, ma di normali voci di informazione, dove i sentimenti in gioco sono solo personali.
Molto meglio funziona Wikipedia inglese, forse perché la comunità è molto più ampia. Molte voci italiane sono semplicemente la traduzione parziale della corrispondente in inglese. Per questa ragione è consigliabile consultare sempre la Wikipedia inglese, a meno che non si tratti di una nozione specificamente italiana.
Detto questo, occorre sottolineare che Wikipedia e in generale il web ha influenzato molto il nostro modo di studiare, soprattutto dei più giovani. Reperire informazioni e semplici spiegazioni di concetti anche complicati è oggi molto facile. Questo accresce la nostra apertura mentale e la rapidità di apprendimento. Ha fatto passare in secondo piano molti manuali, dizionari ed enciclopedie.
Sono convinto che per la filosofia studiare in maniera rapsodica, passando da una voce all’altra, ad esempio, dello splendido sito https://plato.stanford.edu/, sia fruttuoso. Non dimentichiamoci, ogni tanto, però di dedicarci anima e corpo a capire a fondo un libro che riteniamo particolarmente importante. Alcune persone hanno dedicato decenni a scrivere alcuni libri; e quelli meritano la nostra attenzione continuata e non impressionistica.
Vincenzo Fano è docente ordinario di Logica e Filosofia della Scienza presso il corso di laurea magistrale in Filosofia dell’Informazione. Teorie e Gestione della Conoscenza dell’Università degli studi di Urbino Carlo Bo.