Vanno molto di moda le cosiddette proprietà emergenti. Su questo occorre un po’ di chiarezza.
Notiamo che si possono comporre le cose, anche senza considerare la grandezza spaziale. In altre parole non necessariamente ciò che è composto è più grande di ognuna delle sue parti proprie. Ad esempio, un atomo di Elio, che è composto da 2 protoni e 2 elettroni, è in un certo senso più piccolo di un atomo di idrogeno, che è composto da un solo neutrone e un solo elettrone. Nel Sole, la fusione fra due H in un He produce la luce che rende la vita possibile sulla Terra.
È abbastanza ovvio anche che un composto può avere proprietà diverse dalle sue parti. L’acqua è liquida, ma una molecola d’acqua non è liquida. Essere liquido significa in fisica non opporre resistenza alle forze di taglio.
Tuttavia in molti casi sappiamo che le proprietà del composto sono del tutto determinate da quelle dei componenti. Non succede sempre. In alcuni casi non sappiamo quale sia il nesso, come, ad esempio, i neuroni e la vita mentale. Sappiamo solo che senza neuroni non dovrebbe esserci vita mentale, ma come i neuroni influenzino la vita mentale è conosciuto solo in minima parte.
In questo caso non parlerei di proprietà emergenti se non in senso epistemico, cioè che non sappiamo come ricondurle alle parti sottostanti.
In altri casi, invece, sappiamo che certe proprietà non possono essere dedotte dalle proprietà dei componenti, come nel caso del l’entanglement fra particelle. Ecco, questa è emergenza in senso ontologico.
D’altra parte, come tutte le teorie ontologiche, si può vedere l’entanglement anche in un altro modo, basta dire che l’entanglement è una specie di relazione esterna fra le particelle, cioè una relazione che non può essere ricondotta alle loro proprietà intrinseche, come, ad esempio, la distanza fra due corpi nello spazio. Non mi sembra una idea adeguata, poiché nell’entanglement si mescolano proprietà che la particella ha anche da sola, come lo spin, mentre la posizione di una particella nello spazio non è una sua proprietà individuale, ma sempre relativa ad altro.
Vincenzo Fano è docente ordinario di Logica e Filosofia della Scienza presso il corso di laurea magistrale in Filosofia dell’Informazione. Teorie e Gestione della Conoscenza dell’Università degli studi di Urbino Carlo Bo.