Nonostante la costante crescita delle energie rinnovabili, la guerra in Ucraina ci ha tristemente ricordato quanto ancora siamo ancora dipendenti dai combustibili fossili. Per citare qualche dato relativo all’UE, di tutta l’energia disponibile nel 2019 il 70% è derivata da questo tipo di risorse (in Italia siamo sopra alla media europea, con un 78,5% di energia derivata dai combustibili fossili).
Connessa alla dipendenza da una fonte energetica vi è la vulnerabilità a quella stessa fonte, intesa in genere come l’incapacità di un paese importatore (e consumatore) di una data risorsa energetica (tipicamente il petrolio) di gestire cambiamenti inattesi nella fornitura e nel prezzo con conseguenti effetti economici e sociali sfavorevoli. Data la complessità di questi fenomeni, per misurare la vulnerabilità energetica è necessario un indicatore composito che tenga conto di tutti gli aspetti rilevanti.
In un recente articolo, alcuni ricercatori e collaboratori de La Voce hanno presentato un un indicatore sintetico di dipendenza (e vulnerabilità) dal petrolio, denominato Modi (Multidimensional Oil Dependency Index). Il loro indicatore tiene conto di quattro aspetti fondamentali: la dipendenza energetica, la dipendenza economica, la dipendenza internazionale, che mette in rilievo la quota del fabbisogno energetico soddisfatta da paesi esterni e infine la dipendenza geopolitica, che tiene conto della stabilità politica dei paesi con cui si sta commerciando. Tramite una tecnica statistica denominata Principal Component Analysis (Pca) poi queste quattro componenti vengono sintetizzate in un unico indicatore, il Modi, appunto.
Prendendo in considerazione i paesi dell’UE nel decennio 1999-2019 si ottiene il grafico che trovate all’inizio del testo (rimandiamo all’articolo de La Voce per una disamina più approfondita dei risultati). Per riassumere quanto emerso da questa analisi, si può affermare con certezza che l’Unione Europea ha ancora tanta strada da fare per raggiungere gli obiettivi ambientali fissati dal Green Deal. In secondo luogo, vi è una grande disparità nell’evoluzione nel tempo dell’indice per quanto riguarda i vari stati. E infine, per chiudere questo articolo ricollegandoci al suo incipit, risulta ancora più evidente la dipendenza e la vulnerabilità dell’UE dal punto di vista energetico.
Ieri abbiamo preso in esame un altro interessante articolo de La Voce qui.
Matteo Bedetti è un dottorando in filosofia della scienza presso l’Università degli studi di Urbino.