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L’inaspettata filosofia della torpedine

Che cosa significa fare filosofia? Vuol dire farsi delle domande. Faccio un esempio. Nel bel romanzo di fantascienza di Jules Verne, 20.000 leghe sotto i mari, il capitano Nemo, fra le altre cose, ha inventato dei fucili a scariche elettriche. L’idea è venuta in mente a Verne, studiando le torpedini, che in effetti intontiscono le prede con scariche fino a 220 volt e 1 ampere. Per capire che cosa sono i volt e gli ampere si pensi alla metafora della cascata, I volt sono quanto è alta, gli ampere quanta acqua porta al secondo. Quindi gli ampere non dipendono solo dai volt, cioè dalla differenza di potenziale, ma anche dalla larghezza della cascata, che è una buona metafora della resistenza.

Comunque 220 volt e 1 ampere è una bella scossa!

Darwin aveva notato che i cosiddetti pesci elettrofori, cioè capaci di produrre corrente, si trovano in ordini senza un antenato comune. Il che mostra che l’evoluzione può convergere senza rapporti causali, per ragioni adattative.

L’apparato delle torpedini capace di produrre queste scosse è basato su un pila di cellule, ognuna delle quali, comandate dal sistema nervoso dell’animale, può produrre una differenza di potenziale di 170 millivolt, con un sistema simile a tutte le cellule nervose del mondo animale, cioè creando una differenza di carica spostando ioni di sodio e di potassio. Metti in serie mille di queste cellule e arrivi a 170 volt. Forse lo stesso Volta, quando ha inventato la pila, alla fine del Settecento, si è ispirato alla “pila” di cellule della torpedine.

La torpedine usa questi forti campi elettrici per predare e come difesa, ma ci sono altri animali che usano leggeri campi elettrici per orientarsi, sono i cosiddetti pesci elettrorecettivi, come i pesci gatto. Ma questa è un’altra storia.

Abbiamo parlato di Jules Verne anche qui.

Vincenzo Fano è docente ordinario di Logica e Filosofia della Scienza presso il corso di laurea magistrale in Filosofia dell’Informazione. Teorie e Gestione della Conoscenza dell’Università degli studi di Urbino Carlo Bo.

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