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Pensatori trasparenti, pensatori profondi

Nietzsche usa spesso la metafora della trasparenza e della profondità dell’acqua per indicare la qualità degli scritti dei pensatori. In particolare, torna spesso l’idea che molte persone, per sembrare che abbiano acque profonde, cioè che stiano dicendo cose difficili e importanti, intorbidano le proprie acque, che in realtà sono superficiali. In altre parole, spesso, chi ha da dire solo cose superficiali, le presenta in modo confuso, per farle apparire profonde. In effetti succede molto spesso in filosofia.

Seguendo sempre questa metafora, ci sono anche altri casi interessanti, diversi da quello delle acque profonde e limpide, auspicato da Nietzsche. Ho grande stima e affetto per coloro che hanno acque superficiali e le tengono limpide, anche perché mi sento uno di loro. La limpidezza dell’esposizione è un’ottima pratica. E molti pensieri anche superficiali, ma chiari, sono importanti.

Poi ci sono pensatori profondi e confusi, come Hegel. Probabilmente Hegel non intorbida le sue acque a bell’apposta, tuttavia non si può certo affermare che la sua esposizione sia limpida.

Infine ci sono quelli che rendono le proprie acque profonde versandoci dentro le acque degli altri. A volte in modo consapevole e malizioso, ma il più delle volte in modo involontario. Quasi tutti gli scienziati sono inseriti in grandi programmi di ricerca, basati su innumerevoli presupposti che i singoli ricercatori danno per scontati, senza tematizzarli. Magari li hanno appresi nei primi anni di studio e poi non ci sono più tornati sopra. Costoro quando espongono sono profondi, ma per forza di cose poco chiari, perché non sono pienamente consapevoli della cornice teorica delle loro ricerche.

Vincenzo Fano è docente ordinario di Logica e Filosofia della Scienza presso il corso di laurea magistrale in Filosofia dell’Informazione. Teorie e Gestione della Conoscenza dell’Università degli studi di Urbino Carlo Bo.

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