IL DILEMMA MORALE DELLO SCERIFFO DI CALLIPOLI
Aristo è un pericoloso killer giramondo, fissato con il numero cinque. In ogni città in cui si trova uccide cinque vittime innocenti in cinque giorni, seminando terrore e spavento. Aristo non è mai stato acciuffato da nessuno per via della sua grande furbizia e astuzia.
L’ultima città presa di mira da Aristo è la sicura Callipoli, alle cui porte viene affisso uno strano messaggio:
“Sono arrivato in città. Questa volta voglio essere buono: consegnatemi Lebèn, la ragazza più bella della città, e prometto di non uccidere più nessuno. Altrimenti, ucciderò cinque persone in cinque giorni e me ne andrò.
Avete tempo fino a domani.
Aristo”
Lo sceriffo di Callipoli, Plato, dopo aver letto il messaggio, convoca due saggi, Miller e Kantor, per chiedere la loro opinione sul da farsi.
Miller, che arriva per primo, è un consequenzialista: crede che la migliore azione tra quelle disponibili sia quella che produce le migliori conseguenze da un punto di vista impersonale. Miller non ha dubbi sulla decisione da prendere: bisogna consegnare Lebèn. La morte di una persona, infatti, è senz’altro migliore della morte di cinque – anche se quella persona è la ragazza più bella di Callipoli.
Kantor, invece, non è d’accordo: crede che ci siano dei limiti oggettivi e universali che possono impedire il raggiungimento delle migliori conseguenze di un’azione. A Miller dice di non aver capito che cosa significhi “da un punto di vista impersonale” e che si tratta di un’espressione molto ambigua. Come può, infatti, uno sceriffo infischiarsene di Lebèn, dei disperati parenti e dei suoi numerosi ammiratori?
Anche lui è molto sicuro sulla decisione da prendere: poiché uccidere degli uomini – a prescindere dal numero, dalla razza e dal sesso – rappresenta un limite insuperabile, non si deve consegnare la ragazza ma occorre aumentare la sicurezza e acciuffare Aristo.
Lo sceriffo Plato è insoddisfatto delle opinioni di entrambi i saggi: lo sceriffo concorda con Miller sul fatto che la migliore azione tra quelle possibili sia quella che produce le migliori conseguenze ma è anche convinto – questa volta con Kantor – che sia necessario tenere in considerazione l’opinione dei suoi concittadini.
Plato, però, è in disaccordo anche con Kantor su un punto: non crede che la sua soluzione sia intelligente. Nessuno, infatti, è mai riuscito ad acciuffare Aristo e potrebbe risultare controproducente – in nome di un presunto limite insuperabile – non consegnare la bella Lebèn con il rischio di perdere cinque concittadini.
Lo sceriffo, sconsolato, non sa che decisione prendere. Le teorie di Miller e di Kantor gli sembrano annullarsi. Si rimette, allora, all’opinione popolare con una grande votazione. L’esito è del tutto inaspettato: cinque fra gli ammiratori di Lebèn, non potendo sopportare il pensiero della sua morte, si offrono volontari per essere uccisi dal killer Aristo
Aristo intanto, presente in incognito alla votazione, è molto commosso dal coraggio dei cinque uomini e decide di lasciare intatta la città e di costituirsi.
Miller e Kantor, invece, vengono subito licenziati.
Meglio affidarsi ai cittadini che a due strambi filosofi, conclude felice lo sceriffo Plato.
Marino Varricchio
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